Se
lento amore in lui veder vi tira, o a lui acquistar, questa cornice, dopo giusto penter, ve ne martira. (Purg. XVII, 130-132) E io chavea derror la testa cinta, "non ragioniam di lor, ma guarda e passa". Questi sciagurati, che mai non fur vivi, Fitti nel limo, dicon: "Tristi fummo Tosto fur sovra noi, perché correndo "Ratto, ratto che l tempo non si perda Noi siam di voglia a muoverci sì pieni, |
Il vero dramma del nostro
tempo è lindifferenza, il tedio, la torva abulìa, lAccidia di coloro che
vivon senza infamia e senza lode, anzi che mai non sono vivi o si insteriliscono come
lalbero dipinto da Donizetti sullo sfondo del quadro. Non produce né germogli, né
foglie, né frutti. È tralcio improduttivo e bastardo. Non si protende alto nel cielo
azzurro, ma - sradicato - si staglia in una atmosfera ingrigita. In primo piano due donne.
Luna, seduta e di schiena, potrebbe ricordare la splendida Bagneuse di Ingres se non
fosse così rassegnatamente abbandonata e con il capo reclinato, quasi costretto a
rivolgersi in basso dalla pesante capiglitura ricadente sul petto in due folte e scure
ciocche che si dipartono dalla scriminatura. La donna distesa è tanto ugualmente infiacchita dalla pigrizia che potrebbe essere la stessa persona raffigurata in altra posa. Il levigato splendore del suo corpo, la bellezza del suo viso, la morbida lucentezza dei suoi lunghi e folti capelli, la rendono ancora più colpevole. È pavida e rinunciataria. Non crede a nulla, non desidera nulla, non vuole fare nulla, né il bene e nemmeno il male, così macchiandosi del Male peggiore, quello della nostra "società frigida", incolore, insapore, indifferente. Nella sua bellezza pittorica, il quadro riesce a dare il senso di una desolazione in cui tutto è tristissima inerzia e nulla appare desiderabile. |