Io sono al
terzo cerchio, della piova etterna, maladetta, fredda e greve; regola e qualità mai non lè nova. Grandine grossa, acqua tinta e neve per laere tenebroso si riversa; pute la terra che questo riceve. Cerbero, fiera crudele e diversa, con tre gole caninamente latra sopra la gente che quivi è sommersa. Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, e l ventre largo, e unghiate le mani; graffia li spiriti, scuoia e disquatra. Urlar li fa la pioggia come cani: (Inf. VI, 7-19) Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: Nelli occhi era ciascuna oscura e cava, Paren locchiaie anella sanza gemme: Tutta esta gente che piangendo canta Vidi gente sottesso [pomo] alzar le mani |
Ormai sazia la Gola vive come sospesa
nellaria azzurra, ebbra di cibo e di vino, luno palesemente rappresentato
dalla pentola vuota nella quale affonda avida la mano, laltro dal lungo tralcio
della vite sul quale il pittore ha voluto adagiare la donna. Il volto felicemente ebete,
cieco e sordo ad ogni persona e cosa circostante, solo preoccupato della sua perenne
voglia di cibo. "Il tempo della gola - scrive Donizetti nei suoi dialoghi - è senza
successione di fatti, è il fatto che succede dalla bocca al piloro". Sul volto
dellaltra donna lansia. Lansia di mangiare a sua volta, ma anche
lansia del nostro tempo, che spesso trova nel cibo il suo tranquillante e, insieme,
la causa di nuova ansietà in un circolo vizioso che ottenebra la mente e appesantisce il
corpo. Modernissima la rappresentazione allegorica della Gola che nelle due donne
raffigura non solo il peccato di gola, ma anche una delle sue possibili cause
psicologiche, così conflittuali e contraddittorie nel rapporto con il cibo e con il
proprio corpo da alternare talvolta la bulimia alleccesso opposto
dellanoressia. Gola, Avarizia, Lussuria, tre vizi capitali cresciuti dalla stessa radice del troppo amore per i beni terreni. Dante li pone nelle ultime cornici del Purgatorio, dove i sette peccati capitali si purificano con pena contraria alla natura del loro male. Così i crapuloni non possono che consumarsi e "morire" di fame davanti a cibo e bevande (gente che "in fame e n sete qui si rifà santa"). |