Discesi dallo studio di Donizetti in Città alta,
alla Galleria Arsmedia, nel cuore artistico di Bergamo, tra la Carrara e la Galleria
dArte Moderna, questi disegni dicono la bellezza delle carte segrete, che a
centinaia di fogli il pittore conserva con incomparabile cura, forse per la fragilità
insita nella carta e nella matita, sebbene sia una fragilità apparente, capace di
resistere al passare dei secoli.
Basta uno sguardo a questi disegni e subito si rivela larte e la filosofia di Donizetti. "Essi esprimono lEssere, lo Spirito, essi esprimono la Vita - ha scritto Jean-Louis Ferrier - Nel disegno vi è un "disegno"...". Un "disegno", uno scopo, una finalità.
E la finalità talvolta è anche il quadro di cui sono studi ripetuti, traccia dello svolgersi di unidea.
Per
restare alla mostra, si guardi per esempio un primo disegno (1950) della drammaticissima
Crocifissione (1951) in copertina del catalogo. Il corpo di Gesù è raffigurato quasi
orizzontalmente, come appena disteso sulla croce. I soldati non lhanno ancora
crocifisso con i chiodi e nemmeno legato come nel quadro finito. La gamba destra è più
fortemente piegata, la croce non ancora innalzata in tutta lardita e inconsueta
prospettiva del quadro, in tutta la sua umanissima drammaticità. Gli occhi di Gesù
ancora ci guardano. Nel dipinto, invece, sono chiusi nel buio della morte, anzi nel buio
angosciante della discesa agli Inferi, che lo scorcio - arditissimo - sul fondo blu-nero
accentua. Quel Cristo è lumanità stessa sofferente, è luomo inchiodato e
legato alla croce delle ingiustizie e della povertà estrema, è luomo solo senza
nemmeno la pietà di una madre, di un fratello, di una "pia donna". Sembra un
Cristo cui è negata la Risurrezione. Ma "il terzo giorno...".
Verrà
anche per luomo crocifisso "il terzo giorno". In fondo è questa la grande
promessa delle Beatitudini.
Terribile e desolata è la solitudine anche nellaltro Crocifisso
in mostra, dipinto nel 1959.
La tavolozza si è schiarita e con essa il fondo.
Ma nella luce chiara e livida, gli alberi non sono che sterili pali neri, patiboli per
nuove crocifissioni.
Con queste due Crocifissioni dipinte, è in mostra il cartone del
Crocifisso (1969) del Museo Tesoro della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Mai crocifisso è stato più drammatico, mai più umiliato, mai così spogliato e
schernito, mai così inerme e, allo stesso tempo, grande ed epico. Colori di tenebra,
ferrosi e caliginosi, sono in agonia con il Cristo. Il motivo della condanna non sta
scritto alla sommità della croce, ma vergognosamente appeso al collo di Gesù. Il suo
corpo, con forte angolazione delle gambe, è seduto su un asse che sporge dalla stessa
croce, oscura e immensa.
Lultimo sguardo dellagonia è per la cieca crudeltà delluomo-folla,
delluomo-singolo, delluomo-potere.
"Padre, perdona loro perché, non sanno quello che fanno".
Assistiamo a qualcosa di terribile e di maestoso che ci coinvolge e ci fa soffrire.
Silvana Milesi